Come scrivere la tesi di laurea

2. Principi minimi di stile e argomentazione

2.1 Originalità e obbligo di citazione

La tesi rappresenta il momento conclusivo e più appassionante della vostra forma­zione personale. Basandovi sulle competenze acquisite durante il corso, applicherete un metodo scientifico di ricerca proprio del settore a un argomento individuato insieme con il relatore. Tramite il confronto con le fonti primarie e con la critica relativa perverrete a risultati originali ed argomentati con chiarezza scientifica. La professio­nalità con cui è organizzata la ricerca, la valutazione corretta delle fonti e la chiarezza dell’esposizione rappresentano i principali parametri di giudizio della tesi stessa.

Il valore della tesi consiste pertanto anche nella distanza critica con cui dimo­strate di sapervi porre rispetto alle fonti pervenendo a un risultato originale e ben docu­mentato. La vostra tesi deve dimostrare una raggiunta padronanza dei mezzi espressivi e la capacità di impostare una ricerca con autonomia di giudizio.

È essenziale quindi che facciate sempre riferimento alla metodologia del settore di laurea, e che nell’argomentazione diate costantemente conto delle fonti che state citando per costruire la propria tesi. La critica va usata e se necessario criticata, non saccheg­giata o copiata. Si raccomanda pertanto assoluta precisione e chiarezza nella citazione delle fonti (vedi 6). Queste fonti e le loro chiare referenze danno informazione, fondatezza e spessore alla vostra riflessione: non solo è dovere di onestà intellettuale dichiararle con trasparenza e precisione, ma vi conviene, per conferire un assetto scientifico alla vostra discussione.

Il plagio, ovvero qualunque citazione di altre fonti fatta senza che ne sia esplici­tata la provenienza e presentata come se fosse materiale proprio, costituisce una grave violazione del rapporto di fiducia tra laureando/a e relatore e un reato passibile di provvedimenti legali e disciplinari, tra cui l’esclusione dalla discussione della tesi (vedansi le pagine relative sulla pagina principale del vostro corso di Studio in Moodle e il sondaggio conclusivo).

 

2.2 Chiarezza dello stile

L’esposizione deve essere il più possibile chiara, rendere adeguatamente e coeren­temente le informazioni raccolte e dimostrare una capacità di organizzarle in un discor­so scientifico compiuto. La tesi non è una raccolta di impressioni generiche e personali, bensì l’analisi di un argomento condotta con rigore metodologico e chiarezza espositiva.

Si raccomanda in particolare uno stile chiaro, conciso, completo. Queste doti si acquisiscono prediligendo ad esempio frasi ben strutturate, semplici, basate su un ordine naturale delle parti del discorso, senza abbondanza di coordinate, preferibilmente in forma attiva, sapientemente scandite con i segni di punteggiatura e con un uso del tempo uniforme. Si raccomanda l’utilizzo di argomentazioni che grazie anche alle cita­zioni rechino informazioni complete e ben visibili a beneficio del lettore e che mostrino fin dove arrivino le fonti e dove si situi invece il lavoro personale del laureando. Si devono prediligere espressioni precise, aderenti alla terminologia in uso nel lettore, senza inutili banalità o appesantimenti verbosi. Il testo atteso rientra nella tipologia dei testi accademici: presuppone che l'autore della tesi metta da parte il suo "io" e le circostanze aneddotiche del proprio lavoro, per fornire a un lettore potenzialmente sconosciuto e anonimo il frutto della sua riflessione: si suole evitare l'"io" (o anche "noi") in posizione soggetto, usando invece soggetti sintattici che siano idee, concetti, strumenti, figure, operazioni, procedure etc., della stessa ricerca.

 2.3 Nozioni minime di punteggiatura

Le usanze tipografiche sono in buona parte condivise; ma presentano alcune divergenze da lingua a lingua: pertanto, le variazioni nazionali della punteggiatura andranno consultate sulle pagine specifiche a ciascuna lingua.

Vengono presentati qui di seguito usi che si possono considerare condivisibili.

 

  • I segni di punteggiatura vanno sempre dopo le virgolette, le parentesi, i rimandi delle note, e sono seguiti da uno (e un solo) spazio. Viene messo uno spazio prima del segno solo nel caso di apertura parentesi, o apertura virgolette.

 

Es.: Desdemona, who in her forgiveness and perfect love is reminiscent of Christ (in a Protestant fashion), represents Christian values; Iago, who in his envious hatred and destructive negativism is reminiscent of Satan, represents anti-Christian values. The choice that Othello had to make was between Christian love and Satanic hate3.

 

  • Non inserite spazi tra le iniziali dei nomi (J.S. Bach).
  • La virgola: è un segno di pausa minima all’interno della frase. Evitate in gene­rale di abusare della virgola come modo di separare due frasi di senso compiuto (*"Rousseau fugge da Ginevra, Rousseau si dedica alla musica"). O le due frasi vengono rese come coordinate ("Rousseau fugge da Ginevra e si dedica alla musica"), o si esplicita la subordinazione fra loro ("Dopo essere fuggito da Ginevra, Rousseau si dedica alla musica"), o diventano due frasi separate ("Rousseau fugge da Ginevra. Comincia a dedicarsi alla musica").
  • Il punto segna una pausa più lunga rispetto alla virgola ed esprime la conclusione di una frase di senso compiuto. È in generale da preferirsi agli altri segni di punteggiatura per la sua capacità di strutturare chiaramente un testo ben scandito nelle sue parti. Ma non andate a capo ogni volta che si mette un punto (vedi 5.1).
  • I due punti esprimono una pausa intermedia tra punto fermo e virgola. Segnano di norma un rapporto diretto tra la parte precedente e quella seguente, la quale di solito è un’esemplificazione, una citazione, etc. direttamente collegata a quanto c’è prima.
  • Il punto e virgola esprime anch’esso una pausa intermedia tra punto fermo e virgola. Indica un rapporto di quasi pari importanza fra le due parti che separa. Molto diffuso in italiano, viene usato più raramente in diverse lingue straniere.
  • La forza di una frase non ha bisogno di segni grafici di enfasi. E se non ha forza, non sarà un punto esclamativo a darla! Il punto esclamativo testimonia infatti un'espressione soggettiva ed enfatica non adatta ad un testo accademico.
  • Limitate al massimo anche l’uso del punto interrogativo. Non è forse vero che, usata la prima volta, la domanda retorica può esser efficace, la seconda annoia, e la terza stanca? Dite semplicemente quello che pensate, senza fingere di chie­dere conferma al lettore.
  • Le virgolette vanno usate, oltre che per le citazioni (vedi 6.2), per indicare un uso inconsueto, autoriale, originale, metaforico di una parola. Vanno usate con estrema parsimonia, e solo per indicare un uso diverso da quello standard.
  • Evitate anche in funzione riassuntiva i segni logico-matematici, quali frecce, segno di uguaglianza, equazioni, elenchi numerati, etc., se non giustificati dall’argomento della tesi e dalle convenzioni grafiche del settore (trasmissioni tra testi, ordine delle edizioni, serie di date e schemi cronologici e filologici, legami tra testi e loro successive edizioni, etc.; consultate sempre in proposito il relatore).
  • Le (parentesi) vanno usate per aggiungere informazioni secondarie ma relative a quanto immediatamente precede e che si preferisce compaiano nel testo, e non in nota (vedi 7). Non abusate di questo espediente grafico: se la considerazione è importante, conviene metterla direttamente nel testo e semplificare la sequenza di frasi. Un indizio quantitativo: una parentesi più lunga di una riga, o una riga e mezza disturba la linearità della frase, quindi lo sviluppo del ragionamento, e segnala con la sua stessa lunghezza la necessità di farne o una nota o una frase autonoma. L'abbondanza di parentesi rivela un mancato ordinamento d'insieme delle idee, un pensiero di tipo digressivo e non programmato, oppure un vezzo stilistico inopportuno
  • I tre puntini (…) vanno messi solo per indicare che all’interno di una citazione avete tagliato alcune parti, sostituite appunto con […]. Non usateli in funzione espressiva per indicare una sospensione del ragionamento.