Come scrivere la tesi
Indicazioni pratiche per le tesi in lingua italiana
Bisogna avere ben chiaro l’obiettivo del lavoro e dichiararlo subito nell’introduzione. Alla fine, nelle conclusioni, si riassumono brevemente i risultati raggiunti, mettendo in luce gli aspetti positivi e negativi (se ce ne sono stati) della ricerca.
Bisogna dotarsi degli strumenti (saggi scritti, dati) utili a raggiungere l’obiettivo dichiarato. Per far ciò è indispensabile, a partire dai saggi suggeriti dal docente, procedere ad una esplorazione autonoma del campo di studi.
Prima di procedere alla stesura della tesi bisogna schedare tutto ciò che si legge: vanno cioè riportate (riassunte) in un documento (consigliato un file Word) tutte le informazioni relative al proprio tema presenti nel saggio letto, e solo quelle. Si consiglia di scrivere subito al computer e aprire una cartella apposita, in cui mettere un file per saggio, col titolo rappresentato dal nome dell’autore del saggio schedato. La schedatura sarà breve o lunga a seconda del numero e dell’importanza delle informazioni (sempre relative al proprio tema) presenti nel saggio letto. Passaggi particolarmente importanti ai fini del proprio argomento vanno citati integralmente, con l’indicazione esatta della pagina relativa.
L’indice e la bibliografia via via consultata vanno tenuti sempre aggiornati e vanno presentati regolarmente ogniqualvolta si presentano parti del lavoro.
La tesi va scandita in capitoli, paragrafi ed eventualmente sotto-paragrafi. Il contenuto di ogni capitolo (o paragrafo o sotto-paragrafo) deve essere coerente con il titolo dato.
Nella scrittura si adotterà lo stile tipico del saggio breve, uniformandosi alle convenzioni di scrittura, di strutturazione testuale e di citazione invalse negli studi italiani di linguistica (un esempio tra i tanti può essere il mio Esperimenti grammaticali). Si raccomandano la chiarezza nell'esposizione e il rispetto assoluto della grammatica e della sintassi italiana, uno stile piano e assolutamente non retorico, un periodare non eccessivamente complesso, una punteggiatura in grado di scandire adeguatamente l'esposizione, un lessico preciso e funzionale alla materia trattata.
Le note vanno riservate non già ai rimandi bibliografici ma ad eventuali informazioni collaterali rispetto al discorso principale.
Si usano tutti i segni di punteggiatura, secondo le convenzioni della lingua scritta: una buona guida in Serianni L., Italiani scritti, il Mulino, Bologna 2012, pp. 49-68. La scansione in capoversi (con rientro di qualche battuta) segnala “il passaggio ad un distinto blocco informativo o argomentativo” (ivi, p. 54).
È buona norma attribuire sempre le informazioni più puntuali o le affermazioni più impegnative agli studiosi che le hanno fatte e argomentate, sulla base delle loro personali ricerche e riflessioni. Tali rimandi possono essere fatti secondo le seguenti modalità:
Secondo De Mauro (1977, p. 131) l’educazione linguistica dei giovani deve puntare alla varietà, cioè alla diversificazione e alla creatività linguistica.
L’educazione linguistica dei giovani deve puntare alla varietà, cioè alla diversificazione e alla creatività linguistica (De Mauro 1977, p. 131).
Le citazioni integrali, che non devono mai essere troppo lunghe (4-5 righe al massimo), si fanno secondo questi esempi (attenzione alla punteggiatura):
Dunque bisogna educare i giovani al “rispetto della varietà linguistica ed all’uso d’ogni sorta di creatività linguistica” (De Mauro 1977, p. 131).
L’espressione ‘repertorio linguistico degli italiani’ designa “l’insieme delle varietà di lingua a disposizione della comunità parlante italofona” (Berruto 1993, p. 4). Tuttavia, data la particolare situazione italiana, non esiste un unico repertorio linguistico che sia valido per tutti gli italiani: a rigore, tale repertorio varia da regione a regione, anche se “tutti hanno […] in comune la presenza dell’italiano e delle sue varietà, che fa da tratto unificatore nella molteplicità dei repertori” (ivi).
I riferimenti bibliografici completi andranno riportati alla fine, in coda al testo, secondo questi esempi:
Canepari L. (1979), Introduzione alla fonetica, Einaudi, Torino.
Ferreri S. - Guerriero A. R. (a cura di) (1998), Educazione linguistica vent’anni dopo e oltre. Che cosa ne pensano De Mauro, Renzi, Simone, Sobrero, La Nuova Italia, Firenze.
Saggi in riviste:
Altieri Biagi M. L. (1988), La grammatica a partire dai testi, in “Le lingue del mondo”, LIII, 1/ 2, pp. 30-33.
Saggi in opere collettive:
Altieri Biagi M. L. (1999), Dal testo al paradigma: il macigno di Buzzati, in Cardinale U. (a cura di), Insegnare italiano nella scuola del 2000, Unipress, Padova, pp. 283-300.