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PROF. ALESSANDRO METLICA - "VENEZIA: MATERIALI MITOLOGICI"

Venezia è un mito. Per il suo passato di capitale della repubblica di San Marco, oltre che per l’unicità della sua urbanistica anfibia e onirica, la città lagunare è il fulcro di un sistema di simboli, racconti e valori che si è prestato, nel corso dei secoli, agli usi culturali e politici più diversi. Il corso ripercorre le differenti declinazioni di questo mito, e le sue frequenti manipolazioni, in relazione a quattro ambiti di indagine principali, che verranno sovrapposti, incrociati e ibridati al fine di illustrare la rete dei prestiti, dei lasciti e dei fraintendimenti.

a) Le arti figurative della Serenissima (1550-1700): la rappresentazione del potere nelle pitture di Paolo Veronese e Jacopo Tintoretto a palazzo Ducale; la voga dell’incisione e gli atlanti di Vincenzo Maria Coronelli; i busti e i monumenti funebri di dogi e capitani da mar.
b) Il modernismo letterario europeo (1900-1925): la Venezia meravigliosa e sognante di Gabriele D’Annunzio, all’epoca del Fuoco, e i suoi successivi paludamenti militari e imperialisti; la città languida, sempre a un passo dal disfacimento, di Thomas Mann; la mecca di Marcel Proust, dove i capolavori dell’arte resuscitano gli amori passati
c) Il cinema (1920-1980): l’enfasi mistica e bellicosa della Nave di Gabriellino D’Annunzio; la Venezia fascista e il mito della “quarta sponda”; la Venezia più volte “negata” di Luchino Visconti, autore di adattamenti da Mann, D’Annunzio e Proust.
d) Riletture contemporanee a teatro: verranno messe in scena e discusse in classe cinque lezioni-spettacolo, a cura della compagnia Matricola Zero e sotto la diretta supervisione scientifica del docente, incentrate su momenti cardini del mito di Venezia (Ruzante e l’Antirinascimento; l’elezione del doge Nicolò Sagredo; Carlo Goldoni; il Risorgimento a Venezia; Luigi Meneghello).

L’espressione “materiali mitologici” descrive questo itinerario in maniera più corretta di “mito”. Infatti l’idea stessa che esista un mito di Venezia (una versione genuina di questo mito) è in qualche misura una manipolazione, poiché non considera l’inevitabile grado di storicizzazione cui i materiali del mito di Venezia furono sottoposti sin dalla prima modernità. Simili considerazioni si rifanno al modello della “macchina mitologica” elaborato dall’archeologo e germanista Furio Jesi (1941-1980). Secondo Jesi, racconti e rimemorazioni accrescono senza sosta il nucleo di ogni leggenda; variazioni continue – giuridiche, sociologiche, letterarie – si verificano sul basso continuo del mito. Tuttavia non è possibile risalire all’inizio di questa sequenza, né fissarne per così dire il grado zero. Il congegno che produce queste varianti ha enorme incidenza sul reale, poiché forgia processi mentali e istituisce abitudini e pratiche; ma il suo centro produttivo (il mito), cui tutte le epifanie prodotte rimandano, è inattingibile e non verificabile. Gli strumenti teorici approntati da Jesi stanno alla base del percorso proposto, che intende mettere in prospettiva e analizzare in modo puntuale alcune delle più celebri epifanie della venezianità.
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