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Barriere

di SIMONE PREDELLI - mercoledì, 9 ottobre 2024, 13:18
 

Un'idea ricorrente a partire dai diversi paesaggi dalla passeggiata è stata quella di barriere. Ci ho pensato appena partiti quando il cambio di suoni da rumore cittadino a calma naturale mi ha subito impattato ed il numero di suoni distinti, che potevano essere sentiti nitidamente, aumentava. Era una barriera naturale tra caos e quiete. 

Poi ho pensato alla barriera come componente fisica e visiva. Infatti, può nascondere e ridurre la panoramica del paesaggio come le siepi folte di alcuni giardini, oppure lasciare libero lo sguardo come basse staccionate che tracciano un confine più simbolico. La componente di barriera visiva l'ho riscontrata anche dopo notando gli elementi verticali e orizzontali del paesaggio. In particolare, ai confini dell'Isola di Terranegra, lungo il canale Roncajette, sapevo esserci l'interporto dall'altro lato dell'argine (perchè ogni tanto si sentiva il treno e mi era stato detto) ma no lo vedevo. C'era solo il verde delle piante ed il rumore del corso d'acqua. 

L'ultima idea di barriera su cui ho riflettuto è stata la chiusa. In questo caso ho pensato all'impatto nel tempo che un'opera del genere può avere, ho riflettuto sui prati di piante acquatiche e mi sono chiesto quanto fossero estesi quando non c'era la chiusa. Come era cambiata la fauna e la flora nel passaggio da acqua che scorre ad acqua più ferma? La barriera in questo caso, come poi in qualsiasi grande opera come può essere stata anche la costruzione stessa del canale San Gregorio, impatta non di poco il paesaggio. Allora mi chiedo quali sono gli elementi duraturi del paesaggio? e chi ha il compito di conservarne la storia?

» Il nostro racconto dell'escursione lungo gli argini di Terranegra