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La tradizione dell’ermeneutica letteraria considera l’atto della lettura come un intendere produttivo, che concorre alla definizione del significato dell’opera. Nella dialettica di domanda e risposta propria dell’esperienza estetica, la libertà dell’interprete è stata pensata entro un vasto raggio di possibilità, dalla semplice proiezione di strategie autoriali fino a un soggettivismo estremo. Un caso paradigmatico di lettura attiva è quello della traduzione, che coinvolge un ampio spettro di questioni teoriche e mai come oggi appare decisiva per la comprensione del fatto letterario. Come ripensare il compito del traduttore e che rapporto ha con quello del critico? Che ruolo ha la traduzione letteraria nei più vasti processi di trasmissione culturale, in particolare in presenza di intraducibili linguistici e culturali? Come si sono trasformate nel tempo le teorie e le pratiche traduttive? Qual è lo specifico della traduzione d’autore e cosa rivela (o nasconde) dell’autorialità dei traduttori? Che rilievo assume il punto di vista situato di chi traduce e come si pongono le pratiche traduttive rispetto alle dinamiche globali del mercato editoriale? Che rapporto c’è tra la traduzione letteraria e pratiche intersemiotiche di rimediazione e adattamento? Con riferimento a una serie di esempi di traduzione d’autore, il corso è pensato come un’introduzione all’ermeneutica letteraria, inteso a riflettere su questioni essenziali della teoria e della pratica interpretativa.
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