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PROF. LUCIANO BOSSINA

Filologia e storicismo


È nozione comune che la più avanzata filologia tra Otto e Novecento, soprattutto in ambito tedesco ma con diretti riflessi anche in Italia, abbia acquisito un impianto ‘storicistico’.
È la tradizione filologica che ha prodotto il maggior progresso conoscitivo, e che ha stabilito le regole essenziali del metodo filologico: superamento del pregiudizio classicistico nello studio della letteratura, dialogo degli studi letterari con le discipline tecniche (epigrafia, papirologia, paleografia etc.), attenzione agli aspetti politici, economici, sociali e performativi che connotano la produzione letteraria, subordinazione della critica del testo alla storia della tradizione, dell’estetica alla storia.
«Fradicio di storicismo», non a caso, si definiva lo stesso Giorgio Pasquali, il maggiore intermediario tra la tradizione tedesca e quella italiana: e infatti il suo celebre manifesto programmatico, «Filologia e storia», segnò l’affermarsi di una coppia concettuale a tal punto stretta da lasciar quasi sfumare la distinzione tra le due discipline, lungo una linea che da Wolf a Boeckh, e poi da Wilamowitz a Pasquali medesimo, segnò l’ingresso stabile della filologia tra le «scienze storiche».

Lo storicismo non è però fenomeno legato soltanto al mondo della filologia. Storicismo è allo stesso tempo un preciso indirizzo storiografico (da Niebuhr a Droysen, da Ranke a Meinecke) e una vasta corrente di pensiero filosofico (da Dilthey a Troeltsch allo stesso Croce) con vaste propaggini nelle scienze sociali (Weber).

Che cosa significa, allora, in concreto, che la filologia assume un abito ‘storicistico’? Che cosa significa distinguere tra una ‘filologia delle parole’ e una ‘filologia delle cose’, e come ricomporre il dialogo tra questi due indirizzi?
E soprattutto: quale ruolo hanno avuto gli esponenti del movimento filosofico dello storicismo, o gli esponenti della storiografia storicistica, nello sviluppo degli studi filologici?
È vero – ed entro che limiti – che lo storicismo, con il suo pronunciato e connaturato relativismo, ha finito per corrodere la fede nei valori eterni della letteratura? E quali conseguenze questo ha avuto nel campo degli studi ‘classici’, fioriti da sempre nella convinzione di occuparsi di una civiltà di valore eterno e universale?

A queste domande proverà a rispondere il corso, cimentandosi in un dialogo sistematico coi maggiori esponenti dello storicismo filologico, filosofico e storiografico.
Un modo per capire come sia nata la nostra filologia, e quale futuro l’attenda.
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