UGO SORAGNI

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Argomenti e obiettivi

Nell’ultimo decennio la conservazione e la valorizzazione del patrimonio archeologico nazionale hanno occupato uno spazio crescente tra le iniziative volte alla conoscenza delle radici storiche della nostra civiltà. Al raggiungimento di tale traguardo ha contribuito l’azione del Ministero della cultura, il quale, a partire dalla riorganizzazione del sito di Pompei – perseguito con l’approvazione da parte della Commissione europea del progetto Grande Pompei (2012) e con le disposizioni volte ad accelerarne l’attuazione (decreto legge n. 83/2014) – ha fatto del rilancio dell’archeologia uno dei propri obiettivi più ambiziosi ed impegnativi.

Accanto al caso di Pompei, rivelatosi in grado di rinnovare ed aggiornare radicalmente la propria offerta culturale e di imprimere al tempo stesso una decisa accelerazione alle attività di studio, di ricerca e di restauro del proprio patrimonio, altri luoghi della cultura italiani si sono dimostrati in grado di fare dell’archeologia un tema di grande attualità, accrescendo l’interesse del pubblico verso la storia antica, moltiplicando il numero dei visitatori di tali luoghi e favorendo la partecipazione di questi ultimi alla vita civile e culturale delle comunità. I casi del Museo archeologico nazionale di Napoli o del Museo archeologico nazionale di Taranto sono due esempi di come un museo archeologico possano concorrere validamente alla rigenerazione di un contesto urbano, migliorando le condizioni di vita degli stessi cittadini.

Nell’ambito del rinnovamento del dicastero della cultura, intrapreso con le riforme organizzative avviate a partire dal 2014, si è data attuazione all’aggiornamento dei fondamenti giuridici ed amministrativi che avevano caratterizzato fino a quel momento la gestione dei luoghi della cultura di proprietà dello Stato, ivi compresi quelli di rilevanza universalmente riconosciuta. Tali riforme hanno introdotto nuovi modelli organizzativi anche per i musei e i parchi archeologici, prendendo le mosse, in particolare, dall’attribuzione loro della cosiddetta “autonomia speciale”, ispirandosi, da un lato, all’assetto giuridico delle fondazioni di diritto privato, e, dall’altro, promuovendo l’attuazione dei principi dello statuto dell’ICOM – International Council of Museums – in ordine alla definizione di “museo” e all’individuazione delle sue finalità culturali e di utilità sociale, secondo il quale “Il museo è un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società, e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali ed immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, e le comunica e specificatamente le espone per scopi di studio, educazione e diletto”. Per i siti e per i parchi archeologici il principale riferimento programmatico e organizzativo è stato individuato, al di là dell’attribuzione ad alcuni di essi della medesima “autonomia speciale” riconosciuta ai musei, dal decreto ministeriale 18 aprile 2012, recante “Adozione delle linee guida per la costituzione e la valorizzazione dei parchi archeologici”.

L’istituzione di luoghi della cultura dotati di “personalità giuridica” e di autonomia finanziaria e organizzativa ha determinato l’affermazione di profili gestionali antitetici a quelli preesistenti alle riforme in questione, affermatisi e consolidatisi nell’arco di quasi un secolo e basati – fino a quel momento – sulla loro appartenenza al sistema territoriale delle soprintendenze, delle quali costituivano “uffici dipendenti”. I nuovi orientamenti hanno determinato un assetto di tali istituti volto ad assicurare loro le necessarie risorse finanziarie e ad incoraggiarne l’autofinanziamento, sollecitando i dirigenti ad impegnarsi nello sviluppo e nella promozione di attività fino ad allora non sempre ritenute prioritarie: dalla dotazione di “servizi aggiuntivi” in linea con quelli delle istituzioni pubbliche e private italiane e straniere più avanzate all’ammodernamento degli spazi espositivi e ricettivi e delle dotazioni tecnologiche, con particolare riferimento alla multimedialità; dalla ricerca di sponsorizzazioni ed erogazioni liberali al perseguimento di politiche di incremento delle presenze dei visitatori particolarmente incisive; dall’integrazione con le reti culturali e museali territoriali al perfezionamento di adeguati rapporti con le istituzioni universitarie e scolastiche. Al contempo si è ritenuto necessario accelerare la riqualificazione dell’offerta culturale e formativa dei luoghi della cultura, elaborando le “linee guida” necessarie a promuovere il loro adeguamento agli standard internazionali maggiormente accreditati (ICOM).

Il corso intende promuovere una conoscenza non superficiale dei temi e degli argomenti di cui sopra, con un’attenzione sufficiente ai fondamenti dell’attuale ordinamento giuridico in materia di tutela e valorizzazione dei beni archeologici, al fine di comprendere l’evoluzione della legislazione di settore, riservando attenzione alle attività di conservazione e valorizzazione di tale patrimonio.

É previsto lo svolgimento di due seminari con altrettanti dirigenti preposti alla direzione di luoghi della cultura di interesse nazionale: in proposito hanno dato la loro adesione la dr.ssa Marianna Bressan, direttrice dei Musei archeologici nazionali di Venezia e della Laguna, e il dr. Stefano L’Occaso, direttore del Palazzo Ducale di Mantova.

 

Strutturazione del corso

Il regime giuridico dei beni archeologici: dalle esperienze di Ancien Régime alle dichiarazioni UNESCO. La normativa sui beni archeologici: dalla legge n. 364 del 1909 al Codice dei beni culturali e del paesaggio del 2004; la tutela del paesaggio e del patrimonio archeologico come “contesto di giacenza”: dichiarazioni di notevole interesse pubblico e piani paesaggistici; la valorizzazione del patrimonio culturale e archeologico: l’autonomia dei musei e il sistema museale nazionale; gli strumenti per la valorizzazione e la gestione del patrimonio archeologico tra pubblico e privato: profili giuridici ed esperienze recenti; principi economico-finanziari per la gestione degli istituti archeologici dotati di autonomia speciale: bilanci previsionali e consuntivi, principali strumenti di marketing, business plan per allestimenti, mostre ed esposizioni; la comunicazione in ambito archeologico: strumenti, accessibilità, esperienze.

 

Modalità di svolgimento esame

Predisposizione (facoltativa) di un elaborato volto a sviluppare, a scelta dello studente, uno dei temi oggetto del corso e colloquio sugli argomenti illustrati nel corso delle lezioni o dei seminari.

 

Bibliografia di riferimento

M. Cammelli (a cura di), Il Codice dei beni culturali e del paesaggio, commento a cura di M. Cammelli con il coordinamento di C. Barbati e G. Sciullo, Bologna, Il Mulino, 2008 (con aggiornamento al commentario del 2008);

L. Casini, Ereditare il futuro: Dilemmi sul patrimonio culturale, Bologna, Il Mulino, 2016;

A. L. Tarasco, Il patrimonio culturale: Modelli di gestione e finanza pubblica, Napoli, Editoriale scientifica, 2017.

Durante il corso saranno forniti ulteriori riferimenti bibliografici, unitamente ad ogni altro eventuale documento utile alla migliore partecipazione degli specializzandi.  

 



Category A.A. 2024 - 2025 / Post Lauream / DBC / Scuole di Specializzazione / Scuola di specializzazione Beni Archeologici 2024-2025

Il corso intende promuovere la conoscenza dell’attuale ordinamento giuridico in materia di tutela e valorizzazione dei beni culturali, favorendo la comprensione degli accadimenti, storici, culturali e politici, e dei passaggi normativi, che, a partire dall’inizio del secolo scorso, hanno determinato la l’evoluzione della legislazione di settore, conducendo al quadro legislativo attuale.

In tale ambito ci si soffermerà brevemente, come occasione per un approfondimento storico e culturale non marginale, su due accadimenti correlati strettamente alla storia del diritto sul paesaggio e sulle “belle arti”: ovverosia sul Convegno sul paesaggio, svoltosi a Capri nell’estate del 1922, e sul Convegno dei Soprintendenti all’Antichità e all’Arte, tenutosi a Roma nel luglio del 1938, presso la sala Borromini dell’Oratorio dei Filippini. Il secondo di tali eventi avrà luogo alla vigilia della promulgazione delle due cosiddette “leggi Bottai” (1939), i fondamenti delle quali rifluiranno prima nel Testo unico in materia di beni culturali (1999) e quindi, cinque anni più tardi, nel Codice dei beni culturali e del paesaggio (2004).

Accanto all’intendimento di salvaguardare il patrimonio architettonico, archeologico, artistico e storico, anche attraverso una sua integrazione con i principi e gli strumenti indicati dal legislatore per la tutela del paesaggio, l’ordinamento più recente ha riservato spazi di rilievo alla definizione di nuovi modelli di gestione del patrimonio culturale nazionale (preordinati alla sua cosiddetta “valorizzazione”), con particolare riferimento al sistema museale, ai parchi archeologici e alle forme per assicurarne autonomia di gestione e sostegno finanziario adeguato, nel quadro di una parallela trasformazione dell’assetto organizzativo del Ministero della cultura, intrapresa a partire dalla cosiddetta “riforma Franceschini” (2014). In questo quadro il corso intende dedicare una certa attenzione alla disciplina che regola attualmente le attività professionali dell’archeologo sotto il profilo della ricerca, della conservazione e della valorizzazione dei siti e dei reperti archeologici.

Il corso, in estrema sintesi, affronterà i seguenti argomenti: (1) il regime giuridico dei beni culturali tra idealismo crociano e dichiarazioni UNESCO: dalle leggi Bottai del 1939 al Codice dei beni culturali e del paesaggio del 2004; (2) la struttura organizzativa del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo dopo la riforma Franceschini: innovazioni e conferme; (3) la tutela del paesaggio ed i suoi strumenti: dichiarazioni di notevole interesse pubblico e piani paesaggistici; (4) la valorizzazione del patrimonio culturale: l’autonomia dei musei e il sistema museale nazionale nell’attuale ordinamento e negli atti di organizzazione; (5) gli strumenti per la valorizzazione e la gestione del patrimonio culturale tra pubblico e privato: profili giuridici ed esperienze recenti.

Bibliografia di riferimento

L’evoluzione della normativa e della prassi amministrativa: la tutela del patrimonio culturale e del paesaggio dall’ottocento al Testo Unico del 1999:

U. Soragni, Città ed archivi nell’età degli imperi. Urbanistica e interventi di architettura da Napoleone agli Asburgo (1806-1866), Vicenza, Stocchiero, 1985;

T. Alibrandi, P. Ferri, I beni culturali e ambientali, Milano, Giuffré, 2001;

Per le antichità e le belle arti: la legge n. 364 del 20 giugno 1909 e l’Italia giolittiana, a cura di R. Balzani, Bologna, Il Mulino, 2003;

S. Troilo, La patria e la memoria. Tutela e patrimonio culturale nell’Italia unita, Milano, Electa, 2006;

La normativa vigente in materia di beni culturali: dal Codice del 2004 ai giorni nostri. La riorganizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali a seguito della riforma del 2014

M. Cammelli (a cura di), Il Codice dei beni culturali e del paesaggio, commento a cura di M. Cammelli, con il coordinamento di C. Barbati e G. Sciullo, Bologna, Il Mulino, 2008 (con aggiornamento al commentario del 2008);

G. Boldon Zanetti, Il nuovo diritto dei beni culturali, Venezia, Libreria Editrice Cafoscarina, 2016;

L. Casini, Ereditare il futuro: Dilemmi sul patrimonio culturale, Bologna, Il Mulino, 2016;

C. Barbati, L. Casini, M. Cammelli, G. Piperata, G. Sciullo, Diritto del patrimonio culturale, Bologna, Il Mulino, 2020 (II edizione);

U. Soragni, Tutela del paesaggio e pianificazione urbanistica: prospettive di un’integrazione disciplinare, in “Passaggi costituzionali”, Convegno del paesaggio a Capri 1922/2022. Il Paesaggio: nozione, trasformazioni, tutele (atti del convegno di studi, Capri, 30-31 maggio 2022), II, 2 (2022), pp. 191-206.

Valorizzazione dei beni culturali ed “economia della cultura”

 A. L. Tarasco, Il patrimonio culturale: Modelli di gestione e finanza pubblica, Napoli, Editoriale scientifica, 2017;

Il Convegno di Capri sul paesaggio del 1922 e il Convegno dei soprintendenti del 1938

1923-1993: contributi a settanta anni dalla pubblicazione degli atti del Convegno del paesaggio, a cura di G. Galasso, A. G. White, V. Mazzarelli, Capri, La Conchiglia, 1993;

S. Settis, “Discendere alle cose”: Giulio Carlo Argan e i beni culturali, in “Belfagor”, LXV, 3 (2010), pp. 287-301;

Il Convegno dei Soprintendenti, in “Bollettino d’Arte”, I (1938-1939), pp. 42-69;

Il Convegno dei Soprintendenti, in “Bollettino d’Arte”, II (1938-1939), pp. 133-169.




Category A.A. 2023 - 2024 / Post Lauream / DBC / Scuole di Specializzazione / Scuola di specializzazione Beni Archeologici 2023-2024