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La Galassia Busa-Bush: analisi e rappresentazione del testo in epoca digitale


Benché la presenza del digitale nel nostro quotidiano costituisca ormai una sorta di ovvietà, la coscienza critica rispetto a questa presenza è ancora lontana dall’essere solida. Per limitarsi all’ambito accademico, nonostante i decenni di pratica ed esperimenti e nonostante un Manifesto delle Digital Humanities formulato nel 2010, la discussione identitaria – cosa sono le Digital Humanities? come si inquadrano le Digital Humanities nella cornice accademica? – è ancora oggi un argomento scottante. Il recente volume di sintesi di Pierre Mounier, Les Humanités Numériques: une histoire critique (2018), riassume perfettamente già nel titolo il problema.

Rispetto a questo mare magnum, il seminario si concentrerà su un aspetto specifico: l’interazione possibile tra lo strumento/metodologia digitale e il Testo, in una prospettiva filologica. 

Da una parte, nel solco di Roberto Busa, padre nobile della linguistica computazionale, si offrirà un panorama degli strumenti informatici di analisi e rappresentazione del testo; un’attenzione particolare verrà riservata alla codifica testuale in XML-TEI, che attualmente costituisce lo standard nell’ambito delle edizioni digitali. Dall’altra, nel solco di Vannevar Bush, inventore del Memex, si introdurrà la questione della nascita di una nuova forma testuale, l’ipertesto, per la quale sarà forse necessario fondare una nuova filologia, la filologia del testo digitale.


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