Chilestineans: migration, assimilation, and the identity quest of the Palestinian diaspora

Chilestineans: migration, assimilation, and the identity quest of the Palestinian diaspora

by Settore Didattica DiSLL -
Number of replies: 0

A nome del prof. Gabriele BIZZARRI
********************************
https://ilbolive.unipd.it/it/event/societa/chilestineans-migration-assimilation-and-identity

Nell'ambito del Seminario di Alta formazione “Contemporary Liminalities”, del Dipartimento di Studi linguistici e letterari dell'Università di Padova, il 4 novembre è ospite, nell'Aula Magna del complesso Beato Pellegrino a Padova, la scrittrice Lina Meruane.

Incrociando ricerca, didattica e terza missione, questo ciclo di incontri ospita alcuni degli esponenti più illustri del pensiero e della letteratura del nostro presente, e si propone di esplorare la contemporaneità estrema come soglia o limine inquieto in cui ciò che resta dei vecchi sistemi di intendere il mondo viene a scontrarsi, in una linea di confine non priva di timori ma anche percorsa dal fremito di una creatività avventurosa, con nuove proposte di articolazione dei saperi, di definizione delle identità e delle relazioni.

Nella conferenza del 4 novembre, che si tiene in lingua inglese, Lina Meruane ci parla dei molti palestinesi che vivono fuori dai loro territori, che sono molti più di quelli che vivono dentro di essi. Molti emigrarono in America Latina all’inizio del XX secolo, ma è in Cile che oggi risiede la più grande comunità palestinese. Come parte di quella comunità diasporica, Meruane discute del processo di assimilazione di quei primi migranti e della ricerca di identità all'interno dei loro discendenti nel 21° secolo. Contrariamente al detto secondo cui gli anziani se ne sarebbero andati e i loro figli l'avrebbero dimenticato, l’identità palestinese non è mai stata trascurata.

Meruane è autrice del libro Volverse Palestina, testimonianza di una soggettività doppiamente migrante - quella di una famiglia palestinese radicata da generazioni in Cile, e quella di una cilena trapiantata negli Stati Uniti - che, nella descrizione di un paradossale “ritorno a casa” compiuto dall’autrice in nome di tutti coloro che non hanno mai avuto la possibilità di tornare, diviene segno solidale, dispositivo instabile utile a ripensare l’identità individuale e l’identità collettiva impressa sui volti e nelle lingue, indagando i controsensi culturali di cui i corpi si fanno portatori. 

La partecipazione è libera e aperta a tutta la cittadinanza.