Care e cari studenti
ricordo a coloro che partecipano al ciclo di incontri
INCROCI DI GENERE che giovedì 16 gennaio alle ore 17.00 presso la Sala delle
Edicole (piazza Capitaniato, n.3) si terrà il terzo appuntamento del nuovo
ciclo di “Incroci di genere”, organizzato dal Centro di Ateneo Elena
Cornaro dell’Università di Padova, dal titolo “L’autobiografia nel cinema:
il racconto delle attrici e la pratica visiva di Agnes Varda”.
Scrivere la
vita di una donna, secondo Carolyn Heilbrun, è in sé un
gesto rivoluzionario,
giacché per secoli le esistenze femminili si
sono svolte nell’ombra e nel
silenzio. Dunque cosa succede, si chiede
Lucia Cardone, quando sono le
attrici ‒ donne dalla visibilità
straordinaria e a tratti scandalosa ‒‒ a
adoperare la scrittura per
raccontare le loro vite? Cosa succede quando
acquistano la
consapevolezza di essere soggetti degni di autobiografia? Come
si
pongono rispetto ai personaggi e alle esistenze che altri hanno
pensato
per loro? Quale è il loro punto di vista sul cinema e
soprattutto sul
mondo?
Nel suo intervento, Lucia Cardone prova a rispondere a queste
domande
attraverso due casi di studio, lontani nel tempo e nello stile,
come
sono le autobiografie di Doris Duranti, diva del Ventennio e
stella
del cinema dell’«Impero», e di Monica Vitti, figura della
modernità,
musa inquietante e misteriosa, sospesa tra cinema d’autore e
commedia
all’italiana.
Denis Brotto interverrà poi sul processo di
scrittura autobiografico
di Agnès Varda, unica cineasta donna nel gruppo
della Nouvelle Vague,
cercando di rilevare le modalità con cui tale opera di
creazione
diviene prioritariamente atto di ponderazione sulle forme
espressive
del cinema e dell’identità. Per Brotto la definizione di
cinécriture
coniata dalla regista non rappresenta solamente una forma
personale di
scrittura filmica, spesso innervata di elementi autobiografici e
di
narrazioni costruite a partire dal proprio vissuto, ma
più
profondamente la cinécriture identifica innanzitutto uno stile,
una
ricerca espressiva tanto personale quanto necessaria a cogliere
il
senso della propria pratica artistica.
La regista e studiosa, Kathryn
Millard, ha inoltre rilevato come
l’anticonvenzionalità dei modelli di
scrittura attuati da Agnès Varda
sia avvertibile a partire dall’intreccio di
forme mediali su cui le
sue opere si fondono.