Le donne curiose di Carlo Goldoni

Le donne curiose di Carlo Goldoni

di Settore Didattica DiSLL -
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A nome della prof.ssa Anna Scannapieco
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LE DONNE CURIOSE

Le donne curiose fu rappresentata per la prima volta al Teatro Sant’Angelo di Venezia sul
finire del carnevale del 1753 a chiusura dell’anno comico. Costituiva per Carlo Goldoni
l’ultimo impegno con l’impresario Medebach e la conclusione di un ciclo creativo.
Bologna. Il mercante veneziano Pantalone si riunisce spesso con amici in una casa
segreta presa in affitto. Le mogli, figlie, sorelle, fidanzate non solo ne sono
tassativamente escluse, ma non riescono a pervenire a nessuna informazione precisa sul
tema di queste riunioni (che, nell’originale goldoniano, richiamavano allegoricamente
quelle di una loggia massonica). La curiosità le angoscia: chi pensa si giochino grosse
somme, chi si facciano prove per la ricerca della pietra filosofale, chi si treschi con altre
donne.
Rispetto al testo originale, dove non c’è alcuna ombra e l’autore ci rivela il suo “segreto”
già alla prima scena, noi, per la nostra mise en espace, assecondando un gioco di
corrispondenze con il mondo di oggi, abbiamo avuto bisogno invece di oscurare, di
“intravedere” corpi e facce in mezzo ad un tutto buio. Come in una specie di “terzo
grado” o di “primo piano” cinematografico. Come se il buio nel quale i personaggi sono
immersi fosse il buio dei personaggi femminili della commedia e che quindi fosse anche
il punto di vista di noi spettatori rispetto alla complessità spesso indecifrabile della realtà
contemporanea. Quando siamo esclusi da una verità, la fantasia corre e si possono
immaginare catastrofi. Abbiamo inoltre fatto un tentativo di “generalizzazione”
sospendendo i nomi dei personaggi, il luogo dell’azione e l’epoca, in modo che la
“curiosità” e la conseguente corsa dell’immaginazione diventassero elementi comuni
all’essere umano: una tensione, un bisogno di soluzione che appartiene a tutti e che tutti
declinano a seconda delle proprie insicurezze. Non che nel testo originale tutto questo
già non ci sia, ma una scelta verso l’“astrazione” è stata obbligata, più che altro,
dall’assetto del cast a nostra disposizione: ragazzi di giovane o giovanissima età
difficilmente distribuibili nei ruoli di madre, padre o della maschera di Pantalone che non
si immagina certo ventenne. Abbiamo cercato di rappresentare un umanità generica,
come potremmo essere tutti noi. All’inizio del percorso abbiamo addirittura
sperimentato confondendo i personaggi e attribuendo le battute senza coerenza, ma ci
siamo accorti che questo metteva a rischio la comprensione dello spettatore e abbiamo
fatto velocemente retromarcia ritornando ad una distribuzione di ruoli corrispondente al
testo dove i personaggi, anche se anonimi, si identificavano attraverso le battute come
moglie/marito, padre/madre, madre/figlia, servitori, innamorati, amici. Gli unici due
personaggi a venire nominati sono Pantalone e Brighella in quanto maschere.
Al di là della sperimentazione, Le donne curiose rimane una commedia, ma, dentro il
sollievo della risata alla quale Goldoni ci ha abituati, continuano a spuntare domande,
dubbi e ad agitarsi persino qualche sotterranea inquietudine.