All'inizio dell'escursione, l'obiettivo che mi ero prefissato era quello di prestare attenzione a tutto quello che era "natura".
Soprattutto grazie al fatto che eravamo in silenzio, ho potuto subito notare che la natura ed i suoi suoni erano si presenti, ma nettamente sovrastati (almeno nelle prime due tappe) dal rumore delle auto che passavano lungo la strada lì vicino. Nonostante ciò, prestando attenzione si potevano percepire diversi suoni e odori provenienti dal mondo naturale: il profumo dell'erba che cresce alta lungo le sponde dell'argine e della terra, il rumore dei ciottoli e dei sassi che vengono calpestati durante il viaggio e qualche sporadico ronzio di insetti che abitano il luogo. Tutto questo mi ha dato una generale sensazione di calma e tranquillità.
Successivamente, alla terza tappa, i rumori della natura si facevano più costanti. Sono diventati quasi predominanti nella quarta, anche se la presenza dell'uomo si continuava ad intravedere: case, ponti e diverse strutture come torri radio e tralicci punteggiavano il territorio qua e là.
Proprio la presenza di queste tracce portate dalla presenza umana mi ha suggerito la parola che, per quanto riguarda la mia esperienza, descrive molto bene il tutto: conflittualità.
Ho scelto questa parola perché mi ha dato due spunti:
1. Sono sempre stato abituato a vedere l'intervento umano quasi sempre come un qualcosa che "deturpa" il paesaggio, la sua bellezza e autenticità. E difatti, in qualche momento, ho potuto constatare come diverse costruzioni quali case, tralicci ecc. fossero quasi fuori posto (ad esempio, la continua presenza di caseggiati lungo l'argine, in continua edificazione, mi ha dato la sensazione di un paesaggio "imbrattato" e "sporco".
2. Dall'altra parte però, non ho potuto fare a meno di notare che alcune di queste opere dell'uomo erano in realtà utili e, perché no, belle da vedere, e si integravano davvero ottimamente nel tessuto paesaggistico circostante. Due esempi sono i ponti e l'alta torre radio che si poteva scorgere in lontananza. Nonostante fossero opere "non naturali", non deturpavano il paesaggio, anzi, potrei dire che quasi lo "completavano", in un certo senso.
Alla fine, la domanda che mi ha lasciato questo viaggio è questa: la contrapposizione natura/uomo rappresenta una conflittualità da combattere o da salvare? Una risposta definitiva ancora non ce l'ho, ma sicuramente la troverò lungo questo bellissimo nuovo percorso