Durante tutta la passeggiata lungo gli argini di Terranegra i movimenti hanno attirato la mia attenzione: tra persone che si fermavano, camminavano, correvano, pedalavano lungo il percorso o che guidavano auto sulla strada ma anche l’acqua dei fiumi/canali, piante, insetti o uccelli nel cammino.
Tutto questo può essere visto come un'accordatura ritmica di eventi o come pezzi discordanti nel loro insieme. Da ciò, rifletto sulla tendenza umana a separare – o dicotomizzare – i movimenti o le espressioni tra “naturale” e “umano”. Abbiamo infatti un livello di ragionamento e certe capacità che ci differenziano da altri esseri in contesti differenti, ma questo non ci distacca dal completo meccanismo naturale; al contrario, spesso ci fa progettare e agire nello spazio (e nel tempo) in modo incompleto e persino distruttivo. Mi chiedo se sia una questione di sviluppo ancora in corso di realizzazione. Riusciremo davvero a riflettere collettivamente sull'ambiente in modo integrale e ad agire secondo un ragionamento totalizzante?