Cara Anna,
a rendere improbabile questa suggestiva ipotesi (espera/ esperos "stella della sera, sera" - momento dell'attesa - speranza) sta il fatto che la parola greca iniziava in realtà col digamma (wesper), che in latino si vede ancora bene all'inizio di parole come "vesper, vespertinus", mentre in spes/spero non c'è. A proposito, sapevi che anticamente (lo conferma fra gli altri Ennio) la declinazione della speranza era: nominativo, spes acc. sperem, nom.plur speres. Spes era perciò una parola del tipo di mos-moris, ius -iuris. A trascinarla al paradigma spes-spem (cioè a quella che noi chiamiamo quinta declinazione) sarebbe stata res-rei-rem, probabilmente perché spes e res venivano usate in coppia come opposte (aspettativa,speranza <> realtà effettuale). Non è un caso isolato: la morfologia di una parola può essere facilmente influenzata dalla forma delle parole con cui si accoppia di frequente.